“Le Seul Désir:
dans le nudité des Tantra”

Capitolo 2 – Cos’è il tantrismo?
Trait d’Union – 2002 – di Eric Baret

Tradotto da Stefania Redini

ERIC BARET

“Ogni nozione, qualunque sia, è fallace”  Vajracchedika.

La parola “tantrismo” suscita parecchi pregiudizi. Può parlarcene? Cos’è il tantrismo?

Tantrismo è una parola. In certi periodi della storia appare, poi scompare. Attualmente, i media occidentali si servono di questa parola per vendere dei giornali inutili. In Oriente ugualmente, in certe epoche, questa parola è sorta: ogni volta significava delle cose diverse.
Sarebbe bello dire che il tantrismo è ciò che si trova nei Tantra. Purtroppo, certi Tantra non sono tantrici e certi testi che non sono dei Tantra contengono degli elementi tantrici.
Non si può perciò rispondere seriamente a questa domanda. O allora si sarebbe obbligati a rispondere dal punto di vista di una scuola particolare. Ogni aspetto della tradizione indiana può essere appreso da un punto di vista tantrico.
Così, secondo il tantrismo del Kashmir, tutte le attività umane fanno parte del Tantra. Perché? Perché il Tantra è l’attualizzazione del presentimento del silenzio nello spazio-tempo.
Il presentimento del silenzio è la non-dualità.
L’espressione della non-dualità nella vita di tutti i giorni è il tantrismo. In india coesistono due grandi vie. La maggior parte degli approcci alla tradizione contengono l’una e l’altra: la via della mano destra e quella della mano sinistra.
Il metodo ortodosso, detto della mano destra, adotta le forme che sono in accordo con la cultura, la filosofia e la moralità del periodo in cui essa si esprime. Incluse nella ortodossia religiosa, esse partecipano alle nozioni di casta, di proibizione e di gerarchia che vi predominano.
Il metodo della mano sinistra si riferisce ad una codifica di tecniche e di precetti che possono sembrare in contraddizione con la situazione culturale del periodo in essa si esprime. Nel loro simbolismo, queste forme si riferiscono a trasgressioni di codici stabiliti.
Esistono peraltro dei rituali tantrici ortodossi e dei rituali della mano sinistra non tantrici.
Eccoci così di nuovo al punto di partenza di questa discussione: il tantrismo non è che una parola e non può essere seriamente definito.
Pensare che una persona possa diventare impersonale indica un’assoluta mancanza di chiarezza riguardo il principio metafisico – una sorta di sacrilegio.
Questa visione semplicistica si trova anche in certi correnti indù : i Pasupatas, per esempio, o, più vicino a noi, le scuole di tendenza Goraksanata.
Altro esempio della confusione che circonda la parola “tantrismo” ; il tantrismo indù è estremamente diverso dal tantrismo buddista. Il buddismo tantrico è un approccio dualista che si cammuffa sotto dei concetti non dualisti presi dallo shivaismo dell’India. E’ un approccio imbevuto di intenzione, di volontà, di tentativi disperati per arrivare a qualcosa, da qualche parte, per qualcuno. Questo approccio è considerato come una via rapida che parte dallo sviluppo dell’energia appartenente ad una personalità, la quale personalità vuole diventare illuminata. Per realizzare questo fantasma, si pretende di utilizzare tutte le situazioni capaci di accelerare questa illuminazione.
Nella tradizione indiana, la coscienza, il silenzio, è simboleggiato come maschile, mentre la sua espressione nello spazio-tempo, lo spazio tempo esso stesso, è simboleggiato come femminile.
Il mascolino è la verità ultima, il principio metafisico. Il femminile è la sua proiezione.
La via tantrica è l’arte della reintegrazione cosciente del principio manifestato, dell’energia, nel suo principio.
E’ una scoperta, un ritorno a sé stessi, e non un compimento.
Su un altro piano, si può dire che il tantrismo è una codificazione tecnica specifica legata ad una localizzazione geografica. Il tantrismo del Bengala è diverso da quello di Orissa, e quello del sud dell’India, molto simile su un certo piano al Trika del Kashmir, è ancora diverso. Dovremmo anche parlare dei tantra vishnuiti come quelli dei Sahajiya del Bengala o anche quelli, meno conosciuti, derivati dall’Islam, come nell’ismaelismo.
Tutte queste correnti esplorano il principio soggiacente alla manifestazione e il suo motore essenziale: il desiderio.
Tutti mettono l’accento sulla sensibilizzazione dei corpi di energia per approcciare il grande mistero. Ma la maniera in cui la tecnicità si approfondirà differisce molto secondo le varie correnti. Per supportare la sua trasmissione, un insegnante di una certa linea potrà anche utilizzare dei metodi appartenenti ad altre scuole.
Il mio maestro ha incluso alcuni esercizi provenienti dall’Himalaya nel suo insegnamento. Tutte queste tecniche mirano ad affinare la sensibilità alle correnti essenziali della vita.

Ma che cosa è chiamato “tantrismo?

Dal punto di vista della via kashmira, il tantrismo è l’arte di celebrare l’Ultimo nella vita quotidiana.
In una sensibilità disponibile, ogni dinamismo di diventare, di raggiungere, si elimina. Si smette di utilizzare la propria vitalità e la propria intelligenza per impedire o per volere. Si scoprono le diverse sfaccettature della corporeità. La paura svanisce, Ci si sente a proprio agio, in pace. Quando il corpo è tranquillo, si rivela come una massa di difese, di paure. Nella nostra disponibilità, lentamente si trasformerà in luce, energia, bellezza e piacere.
Ciò che ostacola la finezza della sensibilità corporea e mentale, è la tensione di voler arrivare a qualcosa.
L’approccio tantrico propone di approfondire la questione delle nostre restrizioni fisiche e mentali. Strumento per farci scoprire cos’è il cibo, l’assimilazione, la digestione, ecc., ci porta nel contempo a scoprire cosa c’è di sacro nel cibo, nella sessualità, e ciò che vi è di volgare in certe forme di oblio di sé, nella comunione romantica, nella soddisfazione di un piacere. In questo modo i cibi putridi, cadaverici, e i prodotti raffinati della nostra civiltà scompaiono dalla vostra vita.
La via tantrica è un modo per riavvicinarsi alle regole cosmiche, un modo di sentire i legami di unità con tutti gli esseri.
Il nostro modo di pensare, di toccare, di fare eco all’ambiente si trasforma chiaramente. Certi rituali specifici partecipano a queste scoperte. Il sentimento dei ritmi costanti che presiedono alle situazioni umani si chiarisce sempre di più.
Il tantrismo è veramente la scoperta di tutte le espressioni di questi ritmi. Non è un concetto. Questo deve essere sentito in tutti gli aspetti della vita : quando la polizia vi arresta, quando vostra moglie vi lascia, quando scrivete un libro….Quando il dolore invade il vostro corpo o quando non avete di che comprarvi il biglietto del metrò: siete presenti, la bellezza della vita anche.
Il tantrismo è l’arte di riconoscere la maestà della vita in tutte le espressioni.

Lei ha detto che certi elementi, che non sono tantrici, sono considerati come tali in Occidente…

Utilizare il pensiero o la sessualità per cercare di raggiungere ciò che è al di là del mentale, non è tantrico, è una mancanza di chiarezza.
Il tantrismo è l’arte di esplorare il presentimento della vita, continuamente.
Certo, ci sarà un’attività. Certo, ci sarà risveglio, canalizzazione delle energie. Certo, ci saranno dei rituali incomprensibili per una società borghese….Ma mai con l’intenzione di ottenere qualcosa. Tutta questa fantasmagoria si esprimerà per accordare il vostro corpo, il vostro spirito e la vostra sensibilità col presentimento dell’essenziale. L’umiltà è il solo terreno di queste espressioni.
Visto dall’esterno, lo stesso rituale, lo stesso esercizio – che è per noi un’espressione della bellezza della vita – potrà essere compreso come un mezzo per ottenere che ne so io.
Da un punto di vista pedagogico, si possono utilizzare certi aspetti delle vie progressive nella via diretta. Ma ci se ne servirà solo per accentuare la comprensione che lo spazio nel quale la libertà può scaturire è la disponibilità e non l’accumulo delle qualifiche, quali che siano.

Ai nostri giorni, il tantrismo è spesso compreso come l’utilizzo della sessualità al fine di ottenere la coscienza cosmica….

La sessualità è spazzata dal presentimento assordante del silenzio. In sé, essa non ha alcun nesso con il tantrismo. Se questo è stato tanto espresso, è perché l’iconografia religiosa e metafisica del pantheon tantrico indù e buddista si esprime, per ragioni puramente concettuali, sotto forma di divinità sovente abbracciate.
Ma siete in presenza di pure trasposizioni di comprensioni metafisiche e non di esercizi da praticare con la luna piena.
Quando la sensibilità corporea diventa non concettuale, la sessualità, come tutte le funzioni della nostra corporeità, esplode. La sessualità psicologica non trova posto nella tranquillità, nel sentire di un corpo senza paure e senza bisogno. Questo non vuol dire che non esistano, nella tradizione tantrica, dei rituali per esplorare certe ramificazioni della sessualità, come ne esistono per esplorare le ramificazioni del respiro o altro.

Come rendersi conto se qualcuno è un gaudente o se ha veramente sperimentato la gioia?

Solo chi ha presentito un silenzio non oggettivo può riconoscere colui che è veramente in silenzio. Un po’ come un pittore riconosce subito un altro pittore, un ballerino un altro ballerino, e un pescatore un pescatore. E’ un sentire, una unità La gioia non è legata alle sue espressioni.
E non si può riconoscere la gioia che attraverso le sue espressioni.
Io ho visto il mio maestro a teatro, con dei banchieri, con dei trafficanti di droga, con uomini politici, degli allievi fuorilegge, uomini d’affari, persone pie. Dall’esterno, era molto difficile vedere la sua libertà. Le persone che gli erano vicine – non vicine al suo insegnamento concettuale ma che vibravano di questo stesso sguardo sulla vita – si rendevano conto tuttavia della sua disponibilità in tutte le situazioni.
In ogni espressione della vita che proviene dalla tranquillità, voi ritrovate questa tranquillità. Tutto ciò che proviene direttamente dall’apertura conserva sempre una certa forma di discrezione, di moralità.
La vera originalità è l’espressione diretta della tranquillità e si esprime con una grande discrezione.