Statuetta di Shiva

Shiva, rame dorato, intarsiato con pietre preziose
XIII secolo, Nepal.

YOGA DEL KASHMIR

Lo Yoga del Kashmir è un cammino antico e insieme sorprendentemente moderno, che nasce dallo Shivaismo del Kashmir, una tradizione filosofica e spirituale dell’India settentrionale.

A differenza di molti approcci allo yoga basati su metodi progressivi o su pratiche finalizzate a raggiungere determinati stati, lo Yoga del Kashmir propone qualcosa di radicalmente diverso: non c’è nulla da ottenere, nulla da conquistare.

L’esperienza centrale è l’ascolto profondo di sé, un ascolto che inizia dal corpo, dalle sensazioni sottili, dal respiro, e si estende fino alle emozioni e ai pensieri. Non si tratta di “usare” il corpo o la mente per arrivare a un risultato spirituale, ma di lasciarli esprimere e risuonare così come sono.

Nella pratica, questo significa muoversi con lentezza, senza fretta né sforzo, osservando ogni gesto, ogni piccola tensione, ogni respiro. Anche le posizioni vengono eseguite in modo dolce, come occasioni per riconoscere le rigidità, sciogliere le contrazioni e ritrovare spazi di libertà.

Lo Yoga del Kashmir non vede nella vita quotidiana un ostacolo alla pratica. La vita stessa diventa il campo della meditazione. Ogni emozione – la gioia, la paura, la tristezza, il piacere – è accolta come occasione per conoscersi e riconoscere la propria natura profonda.

Questa visione si distingue dalle tradizioni più classiche dello yoga, spesso legate a una ricerca di purificazione progressiva o a stati particolari di coscienza. Nello Yoga del Kashmir, si parte invece dalla consapevolezza che ciò che cerchiamo è già presente, e che il vero cammino consiste nel lasciar cadere le tensioni, i condizionamenti, l’idea stessa di essere separati dal resto dell’esistenza.

È uno yoga senza sforzo, senza meta, dove la meditazione accade spontaneamente quando il corpo, il respiro e la mente si quietano. È un’arte del sentire, in cui anche l’arte, la musica, la danza e la bellezza diventano vie per vibrare in sintonia con il silenzio da cui tutto nasce.

In questo spirito, lo Yoga del Kashmir non esclude nulla: corpo, sensazioni, emozioni e pensieri sono parte integrante del percorso. Tutto è incluso, nulla è da respingere.

Praticare lo Yoga del Kashmir significa dunque vivere ogni istante come possibilità di ascolto e di scoperta, in una dimensione di presenza dove nulla deve essere diverso da ciò che è.

È uno spazio dove la libertà non si conquista, ma si riconosce.

Presso TAT YOGA, lo Yoga del Kashmir viene insegnato seguendo la trasmissione di Eric Baret, maestro francese che da molti anni diffonde in Europa e nel mondo questa tradizione non-duale.

Tutti gli insegnanti di yoga del nostro centro sono da lungo tempo allievi diretti di Eric Baret e continuano a formarsi regolarmente sotto la sua guida.

TAT YOGA è inoltre l’associazione di riferimento per l’organizzazione dei suoi seminari in Italia.

Puoi scoprire di più su Eric Baret qui e trovare nelle nostre news le date aggiornate dei seminari che organizziamo in Italia.

Cosa aspettarsi da una lezione

Una lezione di Yoga del Kashmir è diversa da molte pratiche yoga tradizionali. Non troverai sequenze intense né posture complesse da eseguire perfettamente.

La pratica si svolge spesso a terra, in posizioni semplici e comode, eseguite senza sforzo e senza fretta. I movimenti sono lenti e delicati, guidati dall’ascolto del corpo e del respiro.

L’insegnante accompagna nel riconoscere tensioni, rigidità o piccoli movimenti spontanei, senza mai forzare il corpo. La posizione diventa un’occasione per sentire, piuttosto che per “fare”.

A volte vengono proposte evocazioni sensoriali o momenti di osservazione interiore, in cui si impara ad ascoltare le sensazioni sottili, le emozioni o il semplice fluire del respiro.

Non ci sono obiettivi da raggiungere. L’intento è vivere ogni istante della pratica come spazio di scoperta e libertà, lasciando che corpo, respiro e mente si calmino e ritrovino la loro naturale quiete.

In questa atmosfera, anche il silenzio diventa parte integrante della lezione, creando un ambiente raccolto e profondo.

Chi partecipa può trovarsi sorpreso dalla semplicità dei gesti e, allo stesso tempo, dalla ricchezza di sensazioni interiori che emergono. È un invito a rallentare, ad ascoltare e a incontrarsi davvero.

“Lo scopo dello yoga è farvi capire sperimentalmente
che il corpo è in voi, voi non siete nel corpo.
La sensazione è in voi, voi non siete nella sensazione.
All’inizio è un’idea filosofica,
poi diventa la vostra esperienza diretta.
Essere senza richiesta, ecco lo yoga.”

– Eric Baret –