Questo libro vanta una prefazione particolarmente interessante: redatta nientemeno che da Pierre Feuga, francese, notissimo scrittore, studioso appassionato e ed egli stesso impegnato nell’esplorazione del tantrismo: difficile non imbattersi nei suoi libri se ci si interessa a questa nobile tradizione.
A questa autorevole voce, che così bene ha riconosciuto e collocato Eric Baret, io posso soltantoaggiungere la mia testimonianza personale. L’impatto con Eric Baret è stato folgorante: nonostante le mie barriere, i miei pregiudizi e le mie chiusure, non ho potuto non percepire in questa figura seduta dinanzi a me una Presenza.
Ma prima che mi prendiate per una delle tante “invasate del guru”, vorrei dire che la Presenza che ho percepito in Eric Baret non è qualcosa di metafisico: essa è evocata dalla totale assenza dei segni che solitamente indicano chi è convinto o si atteggia a maestro, non essendo nemmeno mai stato veramente allievo: catturare l’attenzione, l’approvazione, affascinare, legare a sé…
Quali segni? Se non ne avete fatto collezione personalmente (come me, che frequento da una trentina di anni il mondo dello yoga e che ho incontrato insegnanti veri e onesti e “maestri” con spesse fette di prosciutto sugli occhi, compreso anzi, soprattutto – il terzo, quello della cosiddetta visione interiore, ve ne indico uno: alla domanda, che prima o poi arriva, sulla relazione maestro-allievo, risponderà in modo tale da lasciarvi capire che lui (o lei) sa perfettamente come gestirla e come condurvi… E qui casca l’asino. Sì bello, se ti prendi per un maestro, sei perfino più presuntuoso e fuori asse di me che mi prendo per un allievo.
Con Eric ho respirato aria pura, nessun maestro, nessun allievo, ma una presenza rischiarante, alleggerente, piena di humour, e al tempo stesso rigorosa e inamovibile, come la sua umiltà che traspare in ogni momento: ed è significativo vedere come persone che sono abituate ai segni esteriori della finta umiltà prendono per indifferenza i suoi occhi chiusi (vi sta solo ascoltando intensamente) o per arroganza il suo sguardo penetrante (quando si ha la fortuna di coglierlo): è lo sguardo di un vero guerriero, che non vede avversari o avversità, ma esseri e avvenimenti, sempre in sé perché sempre aperto a tutti e a tutto.
Eric Baret è un vero Innamorato della vita: questo Amore non ha niente a che vedere con quello romantico che dura finchè la vita bella. È una Intensità, presente e totale come lo è una montagna: quello che cresce cresce, quello che frana frana, la montagna è sempre presente.
È questa intensità che Eric incessantemente, instacabilmente ci trasmette.